La scorsa settimana Facebook ha annunciato un’importante novità nella visualizzazione delle notizie sul diario personale degli utenti: per visualizzare solo ciò che veramente interessa, gli utenti avranno a disposizione un menu dove personalizzare le preferenze, dando priorità ad alcuni profili o pagine rispetto ad altre, scegliendo di non vedere più i post di alcuni contatti o di tornare a vedere i post dei contatti che non si seguivano più e infine dove trovare suggerimenti basati sul proprio comportamento sul Social Network e, ovviamente, sulle preferenze espresse.

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Una dimostrazione sul funzionamento di questa nuova funzionalità è disponibile in questo video ufficiale

La notizia sembra molto positiva sia per gli utenti, che sempre più personalizzano la loro esperienza di navigazione su Facebook, che per le aziende, che possono sì rischiare di essere escluse dalle priorità di un pubblico potenziale, ma d’altra parte ottengono preziose informazioni su chi è veramente interessato ai loro prodotti.

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In questa direzione va anche il secondo annuncio fatto da Facebook pochi giorni fa, relativo alla nuova modalità di misurazione dei CPC:  fino ad oggi, veniva conteggiato, ai fini del pagamento delle campagne, ogni click fatto su un post, inclusi like, commenti, condivisioni…

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Da adesso in poi saranno presi in considerazione solo quelli che Facebook definisce i “link clicks” ovvero i click che portano al sito aziendale, che rispondono ad una precisa call to action, che permettono di scaricare un app o che permettono di visualizzare un video su un sito diverso da Facebook.

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Quest’ultimo punto è il più interessante e risponde, in parte, ad alcuni dubbi sollevati dalle aziende sull’efficacia di inserire video promozionali su Facebook.

Da quando il Social più utilizzato al mondo aveva abilitato la funzione auto-play sui video, non erano mancate le rimostranze da parte di chi si vedeva addebitare la visualizzazione, anche quando questa riguardava meno del 10% della durata totale del video.

In questa polemica si consumava un antico gioco delle parti in cui i pubblicitari per anni hanno dovuto accettare, loro malgrado, alcune condizioni. Penso infatti ai tempi, non così lontani, in cui il costo della pubblicità sulla carta stampata si basava su dati di tiratura e diffusione, ovvero su un numero di potenziali visualizzazioni, indipendentemente dal fatto che quella pagina sarebbe stata vista oppure no. Con l’avvento di Internet, dove tutto è misurabile, la musica era cambiata e i pubblicitari avevano iniziato a pretendere di pagare solo per ciò che era effettivamente visto. Oggi il tema è ancora più complesso, perché si parla di visualizzazione totale o parziale di un annuncio pubblicitario, laddove il risultato è sicuramente determinato dalla credibilità del marchio, dalla rilevanza dei contenuti e dalla creatività nell’espressione del messaggio.

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Il mercato pubblicitario sui Social Network evolve, diventa sempre più importante l’osservazione e la verifica dei dati, si punta sempre meno ad un numero elevato di follower e sempre più a nicchie di consumatori veramente interessati e fidelizzati, capaci di proselitismo all’interno delle loro cerchie di amicizie.

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Un esempio eclatante di questa tendenza lo mostrò Burger King poco più di un anno fa, offrendo ai suoi follower la possibilità di scegliere tra restare follower su Facebook o ottenere un buono sconto per un panino da Mc Donalds. Il risultato? Lo trovate nel loro video

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