Secondo gli ultimi dati pubblicati da We are Social, su una popolazione mondiale di 7,395 miliardi di persone, il 46% utilizza Internet e il 31% è attivo sui social network.
Internet sta via via dimostrando tutto il suo potenziale, modificando il nostro modo di interagire, di comportarci, di produrre, di vendere e comprare, di informarci, di osservare la realtà.

Di fronte a un cambiamento così totale è facile avvertire un senso di vertigine e non è raro che qualcuno reagisca voltando le spalle a questo profondo cambiamento, preferendogli un’ostinata fiducia in ciò che è sempre stato, come se la storia non fosse un susseguirsi di piccoli e grandi colpi di scena, mutamenti o vere e proprie rivoluzioni.

La paura, umanamente comprensibile, può essere superata con la conoscenza.

Iniziamo quindi col primo di una serie di articoli volti ad analizzare alcune tendenze del cambiamento in atto.


E-COMMERCE

Il commercio elettronico è ormai una realtà consolidata, che nel 2016 ha sviluppato un volume d’affari di 2,67 miliardi di dollari, con Cina e Stati Uniti che coprono circa il 60% del totale.

Secondo i dati GWI  il 97% degli utenti Internet, utilizzano le piattaforme di e-commerce, mettendo gli acquisti on line al primo posto tra i comportamenti di navigazione del campione.

e-commerce as a digital behaviour

Il mercato italiano on line nel 2016 ha raggiunto 19.6 Miliardi di euro, una cifra importante, ma che rappresenta solo il 4.7% del transato annuo e che è un decimo del valore del e-commerce in UK, o un terzo di quanto fa registrare la Francia. (per maggiori dettagli si rimanda al precedente articolo ).

Il potenziale è altissimo, i tassi di crescita a due cifre indicano che il Internet sarà il luogo in cui si sposteranno la maggior parte degli scambi commerciali sia a livello nazionale che Internazionale.

Questo porta con sé alcune conseguenze, in primo luogo finanziarie: in Asia Wechat e Line hanno ottenuto buona parte del profitto integrando piattaforme di e-commerce e metodi di pagamento e non è quindi un caso che i cosiddetti player Over The Top (OTT) occidentali stiano seriamente pensando a una maggiore presenza nel mercato finanziario.

Facebook ha già avuto autorizzazione ad emettere moneta elettronica in Irlanda ed è solo il primo passo, come viene analizzato in questo articolo del Sole 24 ore

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Al di là degli aspetti finanziari, che possono impensierire le banche, è lo stesso modello di intermediazione che viene ridefinito.

Amazon, che nasce come “negozio di libri on line” oggi è leader indiscusso nel commercio elettronico e produce diverse linee di prodotto a marchio privato, quali AmazonBasic nel comparto elettronica di consumo, Strathwood nell’arredamento per esterni, Pinzon nella biancheria per la casa. Solo nel settore dell’abbigliamento, Amazon, con ben sette private label dedicate a uomo, donna, accessori e bimbi, ha conquistato negli USA il podio degli acquisti on line dei millennial, come riporta questo articolo di Pambianconews

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Nascono nuove modalità ed esperienze di acquisto che partono on line e si concludono in negozio oppure nascono in negozi, trasformati in “falgship store”, ma si concretizzano con la consegna a domicilio di un acquisto effettuato on line.

Ne consegue un profondo mutamento anche nel ruolo del personale di vendita in negozio, come si vede da questo grafico

Business functions in store 2020

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Il digitale permette una vera personalizzazione di massa

che, nel campo dell’abbigliamento, può ben dirsi “su misura sartoriale”, come nel caso della startup Lanieri  , una piattaforma che permette di creare abiti su misura, confezionati da sarti italiani utilizzando i migliori tessuti di produttori quali Zegna, Loro Piana, Reda, Marzotto e pochi altri selezionati. Una realtà che, in soli tre anni di vita, oltre all’ e-commerce è presente sul territorio con atelier a Milano, Roma, Torino, Bologna, ma anche Parigi, Monaco di Baviera, Zurigo e Bruxelles.

Altro esempio interessante è quello proposto da Stitch Fix , che, attraverso un questionario on line, definisce lo stile di abbigliamento più adatto ad ogni donna o occasione, spedisce a domicilio una serie di prodotti, che la cliente può provare e scegliere, pagando solo per ciò che decide di acquistare e restituendo ciò che non interessa.

L’intero processo di acquisto si sta modificando e rende imprescindibile per ogni operatore commerciale, la conoscenza delle dinamiche digitali.

Come ben descritto nell’infografica di GWI  frutto di una ricerca su oltre 51.000 utenti Internet, il pubblico trova le informazioni su un marchio attraverso i Social Network (54%), le recensioni di altri utenti (39%), i Social network (37%), i siti dei produttori (35%) o quelli dove vengono comparati diversi prodotti e marchi (29%). Se poi la consegna è gratuita e la gestione dell’ordine e dei resi è semplice e trasparente, è quasi certo che l’acquisto avverrà on line.

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Un ulteriore spunto di riflessione viene dal convegno organizzato la scorsa settimana dagli Osservatori del Politecnico di Milano su Export Digitale.

Nel 2016 l’export italiano di beni di consumo attraverso i canali digitali è cresciuto del +24% rispetto all’anno precedente, portando il valore del mercato a 7,5 miliardi di euro, che rappresenta il 6% delle esportazioni totali di beni di consumo destinati al cliente finale.

Dati e-commerce export - PoliMi Mar 2017

 

Anche in questo caso, maggiore vivacità viene riscontrata nel settore moda, che rappresenta il 60% del totale, seguito dall’alimentare e da arredamento e design. I tre settori che più di ogni altro rappresentano il made in Italy nel mondo presso i consumatori finali.

Tutti i dati analizzati indicano come vi siano enormi potenzialità nell’utilizzo dell’e-commerce per favorire le esportazioni delle aziende italiane. Tuttavia sono ancora pochissime le aziende italiane che stanno investendo per creare la giusta competenza per sfruttare appieno questo canale.

Nei fatti, i Paesi verso cui esportiamo di più sono quelli europei, mancano approcci strutturati sia verso un mercato dall’enorme potenziale quale la Cina, ma anche verso gli Stati Uniti, dove esistono difficoltà sostanziali sia nell’ambito logistico che legale. Inoltre spesso gli export manager delle aziende italiane non sono preparati per approntare una strategia di vendita che integri e promuova le vendite on line, mancando una preparazione adeguata sulle dinamiche del digitale.

L’e-commerce sembra quindi essere il canale di vendita del futuro. Le tecnologie a disposizione permettono già di sfruttarlo appieno e di ottenere risultati ancora superiori grazie alle possibili economie di scale e anche all’utilizzo intelligente di tutti i dati che da tali strumenti si possono raccogliere ed elaborare.

Ora per le aziende è il momento di adottare in maniera convinta le tecnologie digitali, investendo nella formazione del personale, creando una cultura in azienda che faciliti il cambiamento, permettendo così di cogliere le opportunità offerte dal digitale.

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